Chiesa di San Filippo Neri

Spoleto (PG)

Anno: 1999-2003
Stato: completato
Committente: Soprintendenza dei beni culturali
Partners: Arch. M. Pucci, Arch. V. Mazzasette, Arch. R. Santarelli
Impresa: Lupo Rocco s.p.a.
Importo Lavori: 1.600.000 €
Premi: 1° Premio Sisto Mastrodicasa
Pubblicazioni: atti convegno IUAV Venezia

L’impianto della chiesa di San Filippo riprende uno schema utilizzato spesso nel corso secolo XVII con soluzioni presenti in altre chiese appartenenti all’ordine dei Filippini. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare a tre navate con un corto transetto. All’incrocio tra la navata centrale e il transetto si trovano quattro imponenti pilastri che sorreggono il tamburo e cupola. L’abside è affiancato al piano terra da una parte dalla sagrestia e dall’altra dall’ex oratorio. Sopra questi ambienti sono presenti i locali del tribunale. Nei primi anni novanta, durante la realizzazione del parcheggio frontale alla chiesa e la contestuale rimozione di terreno, sono riemerse opere murarie appartenenti all’impianto delle antiche terme romane.

Il sisma del 26 settembre 1997 e i vari terremoti dei mesi seguenti hanno danneggiato seriamente la chiesa causando l’inagibilità dell’edificio.


La struttura fondale della chiesa presentava un sistema di fondazioni su plinti con scarso collegamento e con piani di posa delle fondazioni su quote e terreni diversi e probabilmente su murature o fondazioni delle terme romane. I carichi sono stati trasferiti agli stati di terreno più profondi mediante micropali valvolati ad iniezioni multiple. 

Per il miglioramento sismico delle strutture voltate è stato previsto il ricorso alla tecnica del confinamento estradossale con nastri di materiale composito in fibra di vetro. In questo caso è stata scelta la soluzione con nastri di materiale composito trasversali e ancorati alle strutture murarie perimetrali con iniezioni armati integrati da nastri di FRP longitudinali semplicemente incollati.

Per la soluzione del problema dell’insufficienza di collegamenti tra le varie parti della strutture si prevede l’impiego di tiranti di tipo tradizionale e di radiciamenti. 

Al livello di copertura, è stato realizzato un cordolo in acciaio costituito da due piatti perimetrali collegati tra loro mediante connettori trasversali. Questo elemento è inoltre collegato alla muratura sottostante mediante perforazioni armate e ha il compito di aumentare la capacità di trasferimento di carico in fase di spinta, senza incrementare ulteriormente i carichi.

Nel 2000 l’intervento si è classificato al primo posto del Premio nazionale Sisto Mastrodicasa per il restauro e il consolidamento.







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